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Centri di Preparazione al Matrimonio

elemosiniere pontefice

Il minimo che si possa dire al cardinal Krajewski (don Corrado) è un “grazie”: un grazie dal profondo del cuore.

Don Corrado è quel prete (l’elemosiniere di papa Francesco) che una sera si è calato in un pozzetto di tre metri e ha ridato la luce a un intero stabile.

Ci vuole anche una certa competenza e la consapevolezza di correre qualche rischio per ricollegare fili disconnessi al fine di far riapparire la luce e ridare l’energia elettrica a un palazzo in cui la corrente era stata interrotta per morosità.Ma a muovere l’interesse di don Corrado (e il nostro) è stato il fatto che in quel palazzo vivono 400 persone (tra le quali 100 bambini e almeno 30 anziani ammalati e bisognosi di cure. Persone che vivevano ogni giorno con l’incubo dell’arrivo della notte con il suo carico di paura e di angoscia. E di freddo. Prima di calarsi nel pozzetto, don Corrado non ha chiesto la carta di identità degli occupanti lo stabile. Non ha chiesto la loro nazionalità, né la loro provenienza, né la loro fede religiosa. Non “prima gli italiani”, secondo la becera distinzione oggi così di moda. Ha preso atto che si trattava di persone, certamente povere e messe ai margini da una ingiustizia purtroppo dilagante: persone e basta, non italiani o stranieri, non santi o peccatori. Persone: uno statuto sufficiente a ridare loro una dignità, autoritariamente negata. Una dignità che viene riconosciuta non solo dal Vangelo in cui don Corrado e noi crediamo, ma da una Costituzione – la più bella del mondo – molti articoli della quale vengono troppo spesso calpestati. Il lavoro perché questa nostra Costituzione venga totalmente onorata è ancora lungo: dobbiamo accingerci all’opera. Noi non vogliamo un Paese forte con i deboli, debole con i forti.

Grazie don Corrado per questa lezione di fede e di coraggio. Che sarà tanto più valida, quanto più ognuno di noi saprà riconoscersi in essa e soprattutto disposto a fare sempre la scelta degli ultimi. Costi quel che costa.

LUIGI GHIA

Direttore di Famiglia Domani, rivista dei CPM italiani.

Periodico trimestrale dei Centri di Preparazione al Matrimonio Aprile-Giugno 2023 – anno XXXIX

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Crescere nell'amore coniugale

Amore appassionato

La trasformazione dell'amore

Verso la celebrazione

Il nostro amore quotidiano

L'accoglienza come stile di vita.

I sette punti di PAUL DERKINDEREN. L'Autore, sacerdote, teologo, psicologo, ha rappresentato per molti anni il Belgio in seno al bureau della Federazione Internazionale dei CPM;ne è stato l'Assistente.

Commenti al Vangelo della domenica di Paolo don Squizzato

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Padre Nostro

Intervista a Papa Francesco: «I soldi non si fanno con i soldi ma con il lavoro»
di Guido Gentili - Il sole 24 ore

Santità, un antico proverbio africano sostiene: “Se vuoi andare veloce vai solo, ma se vuoi andare lontano vai insieme”. Tutti noi sappiamo quanto si può correre velocemente, grazie ai nuovi strumenti dell'innovazione tecnologica, nella comunicazione – anche tra le persone - e nell'economia. Ma le crisi profonde che si sono succedute, assieme ad una perdurante e dilagante incertezza, sembrano averci tagliato e oscurato gli orizzonti. In Gran Bretagna, addirittura, è nato un ministero che si occupa della “solitudine”. Farebbe suo quel proverbio?

Questo proverbio esprime una verità; il singolo può essere bravo, ma la crescita è sempre il risultato dell'impegno di ciascuno per il bene della comunità. Infatti le capacità individuali non possono esprimersi al di fuori di un ambiente comunitario favorevole, dal momento che non si può pensare che il risultato raggiunto sia semplicemente la somma delle singole capacità. Dico questo non per mortificare i singoli o per non riconoscere i talenti di ciascuno, ma per aiutarci a non dimenticare che nessuno può vivere isolato o indipendente dagli altri. La vita sociale non è costituita dalla somma delle individualità, ma dalla crescita di un popolo.
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Il libro è un originale studio teologico che presenta, per la prima volta in modo organico, la visione cristiana della corporeità.