“Non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre”. Dobbiamo passare dall’ortossia alla prassi. Resta più importante il retto modo di agire che il retto modo di credere. È questione di coerenza!

Tutto passa solo Dio resta.

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Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, non abbiamo regalato niente a Dio, non abbiamo arricchito Dio con il nostro servizio; grazie a Dio, con il nostro servizio abbiamo arricchito noi stessi, abbiamo fatto quel cammino di liberazione che hanno fatto Abramo, Mosè e tutti quelli che rispondono alla chiamata, che è una chiamata verso la libertà.

Ha voluto farlo lui: adesso si arrangi! Hanno voluto farlo come volevano loro, non come dicevo io: adesso si arrangino! Queste frasi sono fuori della logica del Vangelo: devo confrontarmi e poi posso anche capire che devo ritirarmi (senza sbattere la porta), però devo comunque essere disponibile al rientro nel momento in cui vengo interpellato.

Riconoscendo che siamo chiamati a servire senza accampare alcun diritto si può evitare quella “guerra tra di noi”, sempre possibile tra gli operatori pastorali e di cui parla papa Francesco ai n. 98, 99, 100 e 101 della Evangelli Gaudium.