Un tempo le lotte epiche erano simboleggiate dallo scontro tra i draghi e gli eroi.Oggi questa simbologia è stata superata da altre immagini. Resta però vero che ancor oggi si assiste ad alcune lotte dal carattere epico: una di queste è sicuramente quella della coppia alla ricerca di un modello autentico e pieno di comunicazione in un contesto sociale sempre più complesso e denso di fallimenti.
Le storie d'amore possono essere suddivise in due filoni Quelle che credono di possedere l'onnipotenza delle emozioni e quelle capaci di scoprire che la loro avventura non è più una storia individuale ma si intreccia con quella dell'altro nel faticoso stupore dell'alterità Per passare da una relazione superficiale ad una relazione profonda.
"Cantate e danzate insieme e siate gioiosi, ma fate che ognuno di voi possa star solo, come sole sono le corde del liuto sebbene vibrino della stessa musica ... ".
(KAHIL GIBRAN)
Da tanti anni, ormai, i draghi non fanno più storia né paura. Non la fanno ai piccoli e, tantomeno ai grandi: la loro anima si è definitivamente volatilizzata lasciando al suo posto lo spazio per figure e simboli nuovi, frutto delle conquiste che popolano il mondo dei virtuale. Ma l'uomo moderno, dal canto suo, rifiutando i limiti angusti della sua natura, ha comunque le proprie battaglie da affrontare e lo fa con una presunzione d'onnipotenza, con un accanimento e uno spirito colmo di contraddizioni che non ha conosciuto uguale nelle epoche passate, mentre dall'immaginario collettivo gli giungono suggestioni, simili a scelte dal sapore ossessivo, che lo spingono verso la rapidità dei risultati e il soddisfacimento immediato. E così, accanto al mondo delle favole, si è liquidato anche tutta quella eredità culturale che aveva con sé un patrimonio di valori impostato su una natura ricca e autentica. Di chi e di cosa erano simbolo i draghi? Sicuramente di forza, di potenza, di inarrendevolezza e, soprattutto, di altrettanta caparbietà nel lottare da parte di chi avevano di fronte. Dietro alla loro favola scomparsa non c'è rimpianto; ma - trappole per i fantasmi - possono nascere la nostalgia e, conseguentemente il dispiacere, se si prende atto che la loro dipartita può lasciare spazio solo al vuoto o, ancor peggio, alla mediocrità; un mondo senza draghi, infatti, rischia di trasformarsi in un mondo senza eroi.
Dal mondo fantastico a quello virtuale (e ritorno)
C'è un modo di vivere contrassegnato da un rischio costante e che è legato ad una visione del mondo dalla pretesa tutta personale; e c'è una commedia che, il mondo, lo ha per scenario: è quella che vede come protagonisti gli amanti. Se fosse un sito da esplorare con le tecnologie internet, quello dell'amore sarebbe di sicuro il più visitato. Li, la creatività non ha confini; tanto poliedrico che i neologismi, le espressioni e le manifestazioni capaci di stupire arrivano al bersaglio con una immediatezza che lascia il segno; e l'eco, che riempie il silenzio di una fantasia inesauribile, è densa come può esserlo solo un'atmosfera piena di attesa o di ricordi.
Non c'è un'esperienza tanto esaltante come la scoperta dell'amore che si presenta sempre con gli attributi di un assoluto. Quando, però, alla fine di una storia ci si ferma per leccarsi le ferite, si scopre anche che il tempo, quel tiranno che non bastava mai, ora avanza e lascia spazi per una riflessione che, a suo tempo, avrebbe dovuto dare un ordine agli incontri e ai gesti. Le coppie che riescono, pur tra mille difficoltà, a traghettare il guado, sono quelle che sono partite dalla consapevolezza di essere strutturate nella diversità e, nel porsi uno di fronte all'altro, hanno sempre avvertito l'impossibilità di essere riducibili ad una medesima identità. Un'avventura, quella dell'innamoramento, che per essere la più antica e la più praticata dall'uomo, nasconde in sé una serie di ingredienti che finiscono per stabilire un contagio tanto preannunciato quanto inevitabile.
L' inizio, è un classico, prende l'avvio da un modo di porsi in relazione che non ha mai la pretesa di creare un'egemonia, o come ci insegnano le moderne filosofie, di ridurre alla propria Weltanschauung, vale a dire alla propria "visione del mondo", quanto piuttosto cercare di realizzare un filtro di stupore per mezzo della materializzazione di un mondo fantastico. Qui le parole rappresentano l'ultimo baluardo in grado di opporsi alla contaminazione delle realtà virtuali. Strumento indispensabile che sa ancorarsi alla dimensione della concretezza, le parole possono risultare tanto creative e creatrici da lasciar trasparire quella potenza miracolosa che porta in sé una scintilla di divinità concessa solo agli umani e, perciò, illimitate nella loro fertilità.
Ma la comunicazione resta, nel suo fluire semantico, costellata di immagini e fantasie che possono essere tradotte solo da chi possiede il codice per accedere a quella singolare simbologia. Il fascino che, in questa fase, procede dagli albori di questo mondo fantastico, ha un peso ed un valore incalcolabile. Qui si impara ad esprimersi, si prendono le distanze, si conosce la forza dell'altro, si fanno ipotesi sui futuri percorsi, iniziando a tracciare e calpestare i primi sentieri. E questo cammino comune, se fatto con un'adeguata consapevolezza e responsabilità, diventa la miglior guida per la scoperta delle proprie dimensioni e dei propri limiti.
Il supporto indispensabile è dato dalla saggezza e dalla riflessione che permettono di muoversi senza spiccare voli impossibili a rischio di pericolose disillusioni. Si tratta sempre di imparare a convivere con la più classica delle linee di demarcazione; senza abbassare la guardia sulla carie della quotidianità che sta in agguato per esercitare il potere di trasformare la normalità in follia, l'originale in banalità o il messaggio più esclusivo - il detto e il non detto - in un rumore privo di significato. Si scopre, così, che esprimersi può significare esporsi e manifestare tutta la propria vulnerabilità con l'urgenza di elaborare uno strumento efficace di difesa perché l'empatia, il cui possesso ci aveva resi fieri, ora potrebbe non essere più così tangibile e si potrebbe giungere a spogliarsi dell'ingombro delle parole come si potrebbe fare di un orpello inutile. Ma anche i più scettici e irriducibili, imparano che l'amore è indispensabile alla vita come l'ombra ad ogni figura: vivere senza sarebbe inconcepibile.
La poesia dell'amore: dall'immagine alla relazione
La comunicazione in genere, quella affettiva in particolare, allora, è sempre più costellata di immagini che per la loro lettura necessitano di una opportuna traduzione. Quale? Chi possiede questo codice? Come si impara e come si dimentica? Interrogativi dall'apparenza semplice e scontata, ma ai quali si è chiamati a dare - primi fra tutti la coppia - continue risposte, senza abbassare la guardia, anche se lo scorrere della vita ce li presenta privi di rischi espliciti.
La ricchezza di simboli che animano il linguaggio degli innamorati, fa sì che ormai raramente si esprima un pensiero con la semplicità primitiva. E - può sembrare un paradosso - anche l'esperienza del raffreddamento ha bisogno di adeguati strumenti di lettura. Le coppie che si accorgono che qualcosa tra di loro non va e che sanno fare una diagnosi precoce sono poche. L'affettività che si congela in qualche freddo angolo tra i meandri della personalità, l'incapacità di avvicinarsi alle ferite e ai vuoti scomodi dell'anima, le presenze non invitate e sempre invadenti nella relazione, la perdita del senso della ricerca e della curiosità per la vita, l'esperienza della caduta sono solo alcuni dei luoghi comuni che si incontrano con più frequenza e che rischiano di apparire distinti ed evidenti quando la stanchezza ha già preso il sopravvento. La consapevolezza relazionale che passa attraverso la percezione della fisicità diventa in questa circostanza la modalità privilegiata per non perdere i contatti con l'altro. Chi ha fatto esperienza di questo momento può con onestà riferire la costante presenza di attività di pensiero che si propongono di continuo come deliri: qualche volta persecutori, altre volte accattivanti ed evasivi. Ma la storia delle conquiste sociali maturate in queste ultime generazioni, ci insegna che in questo mondo fatto di traguardi a buon mercato è più comune sentirsi proporre il rimedio facile in luogo di quello giusto.
Ed è anche il momento in cui, chi dice di averne, può dar prova della forza delle proprie convinzioni, perché se è vero che la società è un tessuto che tutti comprende e che tutti vede esposti al rischio del contagio, impossibile fingere di ignorare il numero sempre crescente dei separati, la mancanza di comprensione e di solidarietà cui si vedono condannate le donne che affiancano al ruolo di spose quello di madri e di lavoratrici esterne, il tacito assenso alla progressiva anticipazione della iniziazione sessuale, l'appiattimento ormai diffuso per le tematiche religiose, l'indifferenza sempre crescente per le devianze giovanili, la gelida solitudine che accompagna le ultime giornate degli anziani. L'esperienza di poesia e di tenerezza che ha costituito l'embrione di ogni coppia e che ha avuto un ruolo trainante irripetibile può essere riscoperta solo ora, nel momento della prova.
Le storie d'amore, alla fine si dividono in due grossi filoni: quelle che partono con l'entusiasmo dell'incontenibilità, che credono di possedere l'onnipotenza delle emozioni, che vivono l'orgoglio della originalità per una presunta vena inesauribile di fantasia, ma che quasi sempre chiedono una gratificazione immediata, pena la rottura: così esaltanti da mettere le allucinazioni al servizio della realtà. E quelle che scoprono giorno per giorno che la loro avventura non è più una storia individuale, ma che si intreccia con quella dell'altro con percorsi nuovi e mai immaginati, piacevolmente faticosi, che si lasciano colpire dallo stupore della alterità, che accettano la diversità dell'altro come un'occasione per valorizzarsi e arricchirsi: in queste la coscienza non scusa mai ciò che riesce a creare la fantasia. Le coppie che non hanno il coraggio o la forza di compiere il salto di qualità sono condannate ad una freddezza che rende sterile ogni forma di relazione. Si riduce il dialogo, rispondendo solo alle cose cui si vuol rispondere, creandosi così degli alibi per non dover fare più domande; si coltiva il vizio dell'egoismo annullando così anche quella ultima, breve stagione della nostra esistenza capace di produrre il più piccolo frutto; si crea un filtro alla coscienza perché i ricordi possano affiorare, quasi sempre corrosi da una vita ingrata. Ma ci sono anche le coppie che non si arrendono alla tentazione della tiepidezza; per loro la forza del desiderio è fonte di ebbrezza, capace di far provare il profumo di una carezza con la sola forza dell'immaginazione; per loro il senso della libertà è simbolo di un cielo infinito di cui solo i rapaci conoscono le piste.
Una gioia colma di paradossi: l'amore
In un'epoca di transizione come è catalogata la nostra, gli eroi - almeno quelli che erano considerati tali per aver compiuto gesta nobili e rischiose - non hanno più un volto, specialmente se la loro gloria nasce dallo sforzo di salvare le mura domestiche. Le tendenze cultural-psicologiche che negli ultimi anni hanno invaso i vari ambienti, si sono impossessati degli animi umani, svendendo a prezzi stracciati, le garanzie di felicità con slogan tanto ricchi di effetto quanto privi di senso, del tipo "recupera-1a-divinità-che-è-in-te". Il mito ha cessato da tempo di essere un punto di riferimento e le immagini che fanno la spola tra le fantasie individuali e il mondo collettivo, sono ormai di una leggerezza tale che, con un'espressione attuale e ben focalizzante, vengono definite prive di spessore. E l'anima, specie quella femminile, piange, nello scoprirsi svuotata delle proprie caratteristiche profonde. Troppa distanza tra il proprio mondo interiore e le ricerche affannose di una conferma che deve giungere dall'esterno quasi sempre a prezzo di prevaricazioni e rapporti umilianti. Le storie di ogni coppia, che con la scomparsa dell'analfabetismo e l'acculturazione, avrebbero dovuto trasformarsi in autentiche relazioni (alla pari!) d'amore, acquistano sempre più la connotazione competitiva e viaggiano sulla finalità del potere: un costante braccio di ferro. E così, la gara con il drago ha come falsariga la costante lotta che la coppia vive al proprio interno, nella ricerca di uno strumento con il quale non soccombere e difendersi, innalzando, quasi sempre, la soglia dell'autocontrollo.
E proprio in questo esasperato autocontrollo gli sposi fanno esperienza di fallimento. Se c'è un luogo al mondo dove è possibile lasciarsi andare, dove si possono abbassare le difese, dove la correzione può essere accolta senza restarne feriti, dove non si ha bisogno della situazione protetta, dove la verginità non corre il rischio della corruzione perché nel recupero dell'attività dell'anima, grida forte il suo valore autentico, questo luogo è dove gli sposi coltivano la loro intimità. Lì i draghi possono, tutt'al più, far da cornice mitologica e poetica ad una coreografia che è memoria del Paradiso terrestre. Lì il tempo, pegno e anticipazione di un'eternità divina, scorre in modo del tutto personale. Lì la dignità dei personaggi recupera quella regalità che ognuno ha qualche volta sognato e che ora giunge, appagante, lontana dalla tumultuosità degli avvenimenti mondani. La sola tassa richiesta per entrare in questa dimensione è l'abbandono. Un'inezia che può avere un costo enorme se non si è disposti a firmare la cambiale in bianco dove si garantisce fiducia, comprensione, aiuto,
confidenza, sincerità, fedeltà, complicità, trasparenza... La lotta fra draghi ed eroi finisce col nascondere un contenuto epico che traspare dalla miscela della quotidianità. Gli ingredienti più comuni restano quelli che nessuno di noi ha il coraggio di nascondere agli altri, ancor meno a se stesso: l'ordine interiore, la fermezza e la fondatezza delle convinzioni, la fuga dalla superficialità, il senso intimo e profondo degli accadimenti. E' così che si scopre che si può amare solo ciò che costa. E così che una relazione da superficiale diventa profonda. Se per chiunque è facile accettare, molto più impegnativo è donare, specie quando si tratta di un perdono totale e gratuito.
Ma l'amore è soprattutto perdono ed è capace di manifestarsi di più in colui al quale è stato perdonato molto. Per questo noi sappiamo giungere, con il gesto del perdono, a rappacificarsi con gli uomini e con il creato. Alla rosa, infatti, perdoniamo la presenza delle spine, al vino il nettare che fa perdere la ragione e alla dolcezza dell'amore la crudeltà che sa farci soffrire.
Giovanni Scalera